Una speranza per le tartarughe del Mediterraneo

Giovanni Platania





Ad Aci Castello sta per partire un interessante progetto: si tratta dell'apertura di un ospedale per il recupero e la salvaguardia delle tartarughe marine. Tra i fondatori il medico veterinario Luigi Calabrese e il biologo marino Enrico Giarrusso che ci hanno parlato del loro sogno reso possibile attraverso l’ausilio dell’associazione “Fondo siciliano per la natura”, impegnata al recupero e salvataggio degli animali selvatici ed attiva da più di tre decenni. Il centro recupero, che aprirà tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, sarà uno spiraglio di luce per le tartarughe marine e un primo passo per la prevenzione della “world health”, cioè della salute delle diverse componenti biologiche presenti sul pianeta Terra. Li abbiamo intervistati insieme alle ragazze e ai ragazzi del P.C.T.O. “Agenda 2030” del Liceo “Archimede” di Acireale. 

Le loro testimonianze rappresentano l’eco delle voci di un’intera specie vittima dell’inquinamento causato dall’essere umano, troppo egoista ed egocentrico per essere consapevole che anche le tartarughe e tutte le specie marine hanno il diritto di vivere.



Perché avete deciso di aprire questo centro?


«Principalmente perché c’è una carenza di questo genere di servizi: siamo tra i pochi in Sicilia. Considerate il numero di tartarughe che possono essere salvate quando vengono accidentalmente catturate in mare con ami o reti da pesca, o quelle che non riescono a nuotare bene perché aventi l’apparato gastro-intestinale occupato da plastiche e microplastiche. Tutto questo comporta la necessità di visitare l’animale, di tenerlo sotto osservazione in vasca per diverse settimane o mesi fino al momento in cui le condizioni di salute saranno stabili. Una volta certi che l’animale si sia ripreso, questo può essere nuovamente liberato in mare».


Eravate già in precedenza attivi nella salvaguardia degli animali selvatici ed, in particolare, delle tartarughe?


«La nostra associazione, “Fondo siciliano per la natura”, ha gestito per anni un centro recupero a Comiso, in cui c’era un accurato circolo di acqua che permetteva di occuparci delle tartarughe marine anche sulla terraferma. Il circolo d’acqua non era certamente d’acqua dolce, bensì ricco di sale: questo garantiva, in corrispondenza all’utilizzo di acque sane, la sopravvivenza e il benessere degli animali. Purtroppo però, il centro di Comiso è stato chiuso nel 2016 per mancanza di fondi».


Come siete riusciti, allora, ad ottenere i fondi necessari per aprire questo centro ad Aci Castello? 


«Dopo la chiusura dell’ospedale di Comiso, abbiamo immaginato un cambio di paradigma: abbiamo deciso di non chiedere denaro agli enti pubblici in una funzione di sussidiarietà, piuttosto abbiamo lanciato una campagna di raccolta fondi tra i privati, in particolare ai cittadini interessati alle nostre iniziative, e alle imprese, che hanno la possibilità di diventare i nostri sponsor».


Fotografie di Christian Di Paola




*Ringraziamo gli/le studenti del Liceo "Archimede" di Acireale, P.C.T.O. " Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile e duraturo", e il prof. Giuseppe Patti, referente del progetto. 

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