Aiutare gli altri per scelta, non per caso: intervista a un volontario della Società di San Vincenzo De Paoli

Scopriamo insieme a Salvatore Privitera di cosa si occupa l’organizzazione caritativa cattolica fondata nel 1833 a Parigi dal beato Ozanam e attiva anche ad Acireale, ai piedi dell’Etna



di Angelo Crispi e Matteo Dandolo

Mani che si tendono, visi sorridenti, parole semplici ma piene di gentilezza: è questa la fotografia del volontariato. Sono immagini che a volte vediamo scorrere ai telegiornali senza forse capirne il senso profondo. Ma cosa spinge giovani e meno giovani a dedicare il loro tempo agli altri? Abbiamo intervistato il volontario Salvatore Privitera (acese classe 1952) della Società di San Vincenzo De Paoli, un’organizzazione caritativa cattolica, fondata nel 1833 a Parigi dal beato Federico Ozanam e attiva anche ad Acireale, con sede operativa in Viale Regina Margherita, dove oltre al Banco alimentare, è presente un Banco vestiario e un Banco mobili. Insieme a chi come lui da una vita si dedica al prossimo possiamo scoprire che aiutare gli altri non è forse il gesto che cambierà il mondo, ma quello che lo rende migliore.

Di cosa si occupa la Società di San Vincenzo De Paoli? 

«La nostra associazione fa propria la cultura del “prendersi cura”: aiutiamo chi vive in situazione di difficoltà offrendo un aiuto stabile e non occasionale attraverso un supporto materiale e spirituale. L’obiettivo è quello di accompagnare la persona all’autopromozione, affinché ritrovi dignità e il proprio posto nella società. Lo facciamo con rispetto, cercando di creare un rapporto personale e diretto».

Cosa vi spinge a dedicare tempo agli altri? 

«Sono tanti i motivi. Per me è stata l’educazione impartita dai miei genitori e dalla comunità parrocchiale: ho sempre cercato di mettere in pratica gli insegnamenti cristiani e morali. Quello che si riesce a fare non è per sé stessi ma per gli altri. E per il territorio è fondamentale». 

Quali difficoltà incontrate?

«Non è sempre facile. Mancano volontari giovani, ci sono pochi fondi, poca sensibilità a destinare il 5 x 1000 alla nostra associazione, e spesso i bisogni superano le possibilità. Inoltre, non tutti comprendono il valore del volontariato. Tra l’altro è un impegno serio, non si può improvvisare in determinate circostanze».

Come viene riconosciuto il bisogno delle famiglie?

«Oltre all’esperienza sul campo e al contatto diretto, ci affidiamo a segnalazioni della parrocchia e a strumenti come l’ISEE per valutare la reale situazione economica delle famiglie».

C’è un legame con il Banco Alimentare?

«Sì, il Consiglio Centrale della San Vincenzo da diversi anni si occupa della distribuzione sul nostro territorio dei prodotti alimentari forniti dal Banco Alimentare della Sicilia orientale, con sede a Catania presso il MAAS (Mercato Agro Alimentare della Sicilia). Ogni mese andiamo lì con uno o due furgoni a prelevare i prodotti assegnataci e poi ci occupiamo di distribuirli. Oltre ai generi forniti dal Banco Alimentare Nazionale, organizziamo delle raccolte in alcuni supermercati, anche grazie alla partecipazione di scuole e cittadini acesi».

Le difficoltà delle famiglie sono aumentate nel corso degli anni?

«Purtroppo, sì. Il lavoro che manca, le spese mediche, gli affitti alti… tutto si è aggravato con la pandemia. Vi sono poi altre tipologie di “povertà”, quelle legate ai disagi psicofisici e morali, alle emarginazioni, alla sfiducia verso le istituzioni».

Un momento da ricordare?

«Una delle cose più belle che ricordo è quando una persona assistita economicamente per l’affitto e le bollette, un giorno mi disse: “finalmente ho un piccolo lavoro, quello che dava a me lo destini a chi ha più bisogno di me”».

Come coinvolgere più giovani nel volontariato?

«Penso che la scelta di fare volontariato, in tutti i campi, debba scaturire dal proprio cuore. Oggi siamo stimolati da mille cose, la maggior parte purtroppo con un fine personale. Fare il volontariato nel sociale ci apre agli altri, alla realtà, ad accorgerci del vicino della porta accanto, di tutto quello che a volte ci fa comodo non vedere. In pratica a “sporcarci le mani”».

Come si diventa volontari?

«Chiunque può iniziare, basta rispettare i valori dell’associazione e avere voglia di mettersi a disposizione».

Che progetti avete in cantiere?

«Uno dei tanti è quello già avviato nel 2024: una convenzione con il “Banco dell’energia” nazionale che mette a disposizione fondi, provenienti da donazioni, per il pagamento delle bollette energetiche. Ci piacerebbe occuparci poi dell’efficientamento energetico degli elettrodomestici nelle case degli assistiti». 

Se potesse descrivere il volontariato in una frase, quale sarebbe?

 «"Forse un giorno ci sarà dato di aver cosparso i nostri passi di qualche opera buona e di essere salutati uomini dabbene nell’assemblea dei saggi", di Ozanam».


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