“Dai segni ai sogni”: ad Acireale medici e operatori sanitari apprendono a gestire i casi di violenza di genere
Si inaugura ad Acireale il corso di formazione per professionisti al Presidio Ospedaliero “S. Marta e S. Venera” per riconoscere e contrastare un fenomeno complesso purtroppo ancora attuale
Lorenzo Giordano
Molti studenti pensano di iscriversi a medicina dopo la maturità, tanto che molte scuole hanno avviato dei corsi di “curvatura biomedica” per aiutare gli studenti ad affrontare i test di ingresso e avere una preparazione specifica per questa facoltà. Ma è sufficiente una preparazione tecnica per svolgere questo tipo di professione, quando questa ci mette di fronte alla necessità di riconoscere i sintomi nascosti di una violenza? Abbiamo chiesto a una studentessa quanto, secondo lei, sia facile riconoscere una donna vittima di violenza quando si presenta in ambulatorio per tutt’altro motivo. «Penso che si possa capire dal suo stato di agitazione e ad esempio dal fatto che porti con sé i figli per sfuggire da una situazione di pericolo». Sappiamo tutti però che il fenomeno è molto complesso e delicato. «Credo – riprende la parola la nostra intervistata – che l’iter corretto sia annotare i segni di sospetto e riferirli alla polizia. Spero, a tal proposito, di ricevere un’adeguata formazione in modo da sapere come intervenire tempestivamente». Per capire quanto è importante il ruolo degli operatori sanitari consideriamo che, secondo l’ISTAT, in Italia, solo nel 2023, ci sono stati diciassettemila accessi al pronto soccorso con indicazione di violenza. Questo dato evidenzia come gli operatori sanitari abbiano un ruolo chiave negli interventi contro la violenza di genere perché spesso sono le prime persone alle quali le donne si rivolgono. Spesso sono anche le uniche persone alle quali le donne si rivolgono, infatti secondo l'indagine del 2014 (la più recente!) oltre il 28% donne vittime di violenza non ne parla con nessuno e solo il 3.4% su rivolge ad un centro antiviolenza o dei servizi o sportelli di supporto per le vittime. Inoltre solo il 35,4% delle donne che hanno subìto violenza fisica o sessuale dal partner ritiene di essere stata vittima di un reato e il 44% sostiene che si è trattato di qualcosa di sbagliato ma non di un reato.
Mettendo insieme tutti questi dati si capisce come sia importante da parte degli operatori sanitari saper riconoscere le vittime di violenza, utilizzare un approccio corretto e indirizzarle verso un percorso di uscita.
Ad Acireale a fine 2024, presso la Sala Conferenze del Presidio Ospedaliero "Santa Marta e Santa Venera" di Acireale, si è svolto il corso di formazione “Dai segni ai sogni. Il ruolo strategico del personale sanitario per riconoscere e affrontare la violenza sulle donne”, promosso dall’ASP di Catania in collaborazione con Fondazione Libellula e Fineco. Hanno partecipato specialisti in ambito medico, legale e psicologico. Questo corso di formazione è un segnale importante di una cultura che può cambiare. Le donne spesso non denunciano, non sanno cosa fare, a chi rivolgersi, di chi fidarsi. Intercettare queste donne può essere fondamentale per far sì che sempre più donne escano dalla spirale della violenza. «Penso che sulla violenza di genere debbano essere informati tutti indipendentemente dal sesso o dal ruolo. È anche vero, però, che è ancora più importante, se così si può dire, che ad essere formati e informati siano soprattutto gli operatori sanitari» - la pensa così la giovane aspirante medico mentre ci lascia con un messaggio di speranza. «Fortunatamente oggi tante cose si stanno facendo per sconfiggere questa piaga che affligge la nostra società. Ad esempio, so che si stanno attivando dei corridoi rosa - cioè percorsi sanitari dedicati alle vittime di violenza che offrono un'assistenza tempestiva e specifica al Pronto Soccorso». Il servizio fa parte del codice rosa ed è stato già attivato in molte regioni d'Italia.
Piccoli segnali di una cultura che può cambiare? Speriamo proprio di sì. D’altronde, la scuola, non esiste proprio per questo?
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