Confini e diritti umani: Karamoko e il diritto di restare e di partire

Si chiama "agency" la capacità di essere protagonista della propria vita, di effettuare scelte autonome e di determinare la propria condizione d'esistenza. Lo hanno imparato gli studenti e le studentesse del Liceo Archimede confrontandosi, sulla condizione dei migranti confinati ai confini dell’Europa, con chi li ha conosciuti e accompagnati nel loro percorso migratorio.


Andrea Basile e Fabiano Licciardello

Troppo spesso si cade nella tentazione di dare per scontate alcune libertà di cui godiamo, e di considerare certi diritti garantiti a tutte le persone, per il solo fatto di essere riconosciuti universalmente nella D.U.D.U. (Dichiarazione Universale dei Diritti Umani).

È questo il caso della libertà di restare o di partire dai luoghi che chiamiamo casa.

Ne abbiamo parlato, lo scorso 5 marzo, con Amalia Innocenti, sociologa e volontaria di "Operazione colomba", corpo civile di pace della Comunità Giovanni XXIII. L’incontro con Amalia - ospite relatrice di un seminario programmato nell'ambito del progetto P.T.O.F. "Educazione alla mondialità e alla pace", presso il liceo "Archimede" di Acireale - ci ha messo di fronte alle contraddizioni tra le attuali politiche migratorie e la tutela dei diritti umani, troppo spesso affidata a organizzazioni non governative di volontariato come "Operazione colomba", da qualche anno in prima linea, alle porte dell’Europa, per difendere i diritti dei migranti, dei profughi e dei richiedenti asilo. 

Nel racconto di Amalia è emerso in particolare il caso di Lesbo, l'isola della Grecia che ospita un campo profughi con una capacità di 5000 persone pur dovendo far fronte alle esigenze di 20000 richiedenti asilo. Nel 2015 Lesbo fu premiata per l'accoglienza dei migranti, ma la realtà è che questi ultimi, sull'isola, sono confinati senza alcuna politica di redistribuzione e senza alcuna possibilità di continuare il proprio progetto migratorio e da allora la situazione è solo peggiorata. «Confinati ai confini dell’Europa, i migranti vedono così negato il loro diritto di migrare», spiega Amalia mostrando le fotografie del sovraffollato campo di Lesbo.

Ma il desiderio di riscatto personale e di realizzazione della propria esistenza non può essere trattenuto a lungo. Per questo motivo per molte persone la via del mare, sebbene pericolosa, è l’unica via possibile. Per altre persone, come Karamoko (nome di fantasia), c’è "Operazione colomba" con i progetti di cohousing e i corridoi umanitari.

«La storia di Karamoko e del suo coraggio - racconta Amalia – mi ha insegnato che a tutte le persone dovrebbe essere garantita la possibilità di gestire liberamente e autonomamente la propria vita».

Karamoko è un ragazzo della Guinea, rimasto paralizzato agli arti inferiori dopo aver subito violenze da parte dei militari del suo paese durante una manifestazione a cui parteciparono molti giovani. Aveva vent'anni quando ha lasciato il proprio paese. Tutto quello che desiderava era raggiungere la Francia, ma la sua richiesta d’asilo era stata rifiutata per ben due volte. Nonostante le accresciute difficoltà dovute alla disabilità, non ha rinunciato al suo sogno. Arrivato in Grecia nel 2019 è stato incarcerato, respinto dal centro di accoglienza dove non c'era più spazio per tutti, prima di approdare finalmente a un progetto di cohousing che la generosità e la solidarietà di alcune cittadine di Atene avevano organizzato mettendo a disposizione dei migranti la loro casa in modo che potessero condividerla. La tenacia di questo ragazzo è stata tale da permettergli, lavorando e risparmiando, di raggiungere infine Parigi, meta che si era prefissato fin dal principio. 

Si chiama "agency" la capacità di essere protagonista della propria vita, di effettuare scelte autonome e di determinare la propria condizione d'esistenza. Ma basta veramente mettercela tutta per portare a compimento questa capacità? Il racconto e le esperienze di Amalia ci ricordano l'importanza di mettere in relazione le aspirazioni personali con le strutture sociali in cui siamo immersi. Non possiamo dare per scontato che basta volere ciò che si vuole per ottenerlo o che basta impegnarsi per realizzare i propri sogni: occorre che le condizioni politiche e sociali lo permettano. Per questo motivo giorno dopo giorno dobbiamo lottare affinché che quei diritti universali vengano riaffermati e tutelati per noi e per tutte le persone.

      


Commenti

Post popolari in questo blog

Politiche migratorie e diritti umani: il Liceo Archimede di Acireale incontra Comitato Tre Ottobre

Una pace senza la P

Tareke Brhane, presidente del Comitato Tre Ottobre: «Dall’Eritrea stringendo 3 caramelle ho inseguito il sogno di un futuro migliore»