E tu, credi a Babbo Natale?
Arianna Finocchiaro A due anni i bambini non vengono ancora sfiorati dall’idea di Babbo Natale: il Natale è solo un periodo della loro breve esistenza in cui ricevono più giocattoli da mettere in bocca, rompere o maciullare. A tre anni iniziano a sospettare che quel vecchio panciuto e barbuto vestito di rosso è il motivo per cui ricevono quei pacchetti sotto l’albero. Nella loro testolina appare sempre più chiaro un breve schemino: uomo panciuto uguale regali, regali uguale cose buone, quindi uomo panciuto uguale uomo buono. Da lì, crescendo, inizieranno a scrivere letterine sempre più articolate, con liste di desideri più lunghe di quelle della spesa della mamma per il cenone, impareranno (quasi) a cantare le canzoni di Natale in inglese, e inizieranno ad aspettare Babbo Natale svegli la notte, per poi finire addormentati sul divano. Poi arriva il fatidico momento che nessuno riesce mai ad identificare, ed è il punto esatto in cui la magia si incrina. Quel momento imprecisato, v